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Opel non aveva un piano per ridurre la CO2

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CAT_IMG Posted on 1/12/2017, 12:32
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“Opel non aveva un piano per ridurre la CO2, PSA se n’è accorta a pochi giorni dall’acquisto”
La rivelazione del quotidiano francese Les Echos spiegherebbe la volontà di GM di sbarazzarsi del brand tedesco
AFP


Pubblicato il 17/11/2017
Ultima modifica il 17/11/2017 alle ore 20:24
Mattia Eccheli

“Abbiamo preso coscienza che l’operazione sarebbe andata a sbattere contro il muro del piano delle emissioni di CO2 qualche giorno prima del closing”, aveva ammesso qualche giorno fa a Rüsselsheim Carlo Tavares, presidente del direttorio di PSA. Il gruppo francese, scrive il quotidiano economico finanziario francese Les Echos, ha scoperto praticamente a fine trattativa che “Opel aveva un programma quasi inesistente per la riduzione della CO2”.



Secondo la testata d’Oltralpe, che cita una fonte anonima, PSA ha dovuto fare i conti con il fatto che General Motors non aveva una pianificazione di prodotto adeguata alle sfide future. Di più: “General Motors, il vecchio proprietario di Opel – scrive Les Echos – semplicemente non aveva previsto versioni elettrificate per la quasi totalità dei prossimi veicoli”. Uniche eccezioni: la Grandland X (già sviluppata, prima dell’acquisizione, con PSA) e la Ampera-e. Troppo poco per rispettare i limiti sulle emissioni fissati a livello europeo.



Ciò nonostante l’operazione è stata chiusa. Ma queste “rivelazioni” sembrano contribuire a spiegare almeno in parte le dinamiche del passaggio di proprietà dopo quasi 90 anni di gestione americana. Sembra di capire che il colosso abbia preferito sbarazzarsi del brand tedesco, che peraltro era in rosso dall’inizio del terzo millennio, piuttosto che mettere a punto una strategia per rinnovare la gamma in modo da rientrare nei parametri europeo ed affrontare i relativi investimenti.



Le attività automobilistiche di Opel (38 mila addetti, sei impianti di assemblaggio, cinque fabbriche di componenti per auto e il centro R&S di Rüsselsheim) sono state pagate 1,3 miliardi. Una cifra con la quale PSA si è assicurata il 6,7% di quota di mercato europeo, tanto valeva Opel a fine 2016. Le attività finanziarie, rilevate in parte da BNP Parisbas, sono costate altri 900 milioni. La cessione ha inciso negativamente sulla trimestrale di GM, gravata a



nche dai trattamenti pensionistici dei lavoratori (si parla di 4,7 miliardi di euro). Il “retroscena” potrebbe anche spiegare i toni duri e risoluti di Tavares e anche il veloce addio dell’ex Ceo Karl-Thomas Neumann. Che recentemente si era risentito per le pesanti critiche alla struttura di Opel. Al suo posto è stato nominato l’ex finanziario Michael Loscheller, circondato poi da manager “tecnici” provenienti da PSA.



“Se non rispettate le richieste dell’Unione Europea, la dimensione delle multe che si abbatteranno su di voi può essere un rischio vitale per l’azienda”, era stato l’avvertimento di Tavares a Opel. Nel piano di rilancio e risanamento “Pace!” presentato nei giorni scorsi non a caso c’è l’impegno ad elettrificare la gamma entro il 2024 ed anche a presentare entro il 2020 la nuova Corsa, che sarà a zero emissioni.



PSA vuole risarcimento per la “fregatura Opel”: GM l’avrebbe venduta senza piano anti-CO2

Mattia Eccheli






PSA rivuole indietro almeno mezzo miliardo di euro da General Motors. Citando una fonte anonima, l’agenzia Reuters parla di una cifra compresa fra i 600 e gli 800 milioni di euro. Significa tra poco meno e poco più della metà della somma riconosciuta dal gruppo francese a quello americano per la sola divisione auto (1,3 miliardi) di Opel. Né PSA né Opel hanno voluto commentare l’indiscrezione.

La ragione della richiesta sarebbe da attribuire all’assenza di un piano per l’adeguamento ai nuovi parametri europei sulle emissioni di CO2. Il presidente del direttorio del colosso transalpino Carlos Tavares se n’era lamentato ufficialmente. Il manager portoghese aveva messo in guardia circa i rischi di possibili pesanti sanzioni da parte delle autorità comunitarie nei confronti della casa del Fulmine. La casa madre americana non avrebbe messo a punto alcuna strategia “ambientale”. La sbandierata ma sostanzialmente non indisponibile Ampera-e, basata sulla Chevrolet Bolt, non basta ad Opel per ridurre l’impatto ambientale complessivo.

+++ Leggi anche: “Opel non aveva un piano per ridurre la CO2, PSA se n’è accorta a pochi giorni dall’acquisto” +++

PSA si sente “ingannata” da General Motors, che pur di liberarsi del marchio tedesco che ha controllato per 90 anni ha accettato anche di farsi carico dei trattamenti pensionistici dei dipendenti (4,7 miliardi di euro stimati) e di chiudere negativamente la trimestrale.

Tavares ha parlato di una “situazione drammatica” in riferimento a Opel sul fronte del rispetto delle normative sulle emissioni, che non sarebbe in grado di rispettare in futuro. Dal 2020 il valore medio della gamma dovrebbe essere di 95 g/km di CO2: Opel sarebbe attualmente a 127 grammi, mentre PSA è 101.

La conversione dei modelli di Rüsselsheim sulle piattaforme francesi non è solo una ragioni di economie di scala, ma anche di efficienza. Ma due anni non bastano. E Tavares teme multe che possono mettere a rischio la stessa esistenza di Opel. Il numero uno del gruppo francese non escluderebbe azioni legali, anche se per il momento pare che tra le controparti sia in corso un confronto.
 
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